Quando un’azienda o un ente pubblico si trova di fronte a uno schermo bloccato e a una richiesta di riscatto in Bitcoin, la reazione immediata è di panico. Le operazioni si fermano, i clienti si lamentano, la reputazione vacilla. È in quel momento che nasce la domanda cruciale: pagare o resistere?
Secondo il Cost of a Data Breach Report 2024 di IBM Security, il 37% delle organizzazioni vittime di ransomware ha scelto di pagare almeno una volta, ma solo il 45% di esse è riuscito a recuperare completamente i dati. In molti casi, la chiave di decrittazione fornita non ha funzionato o ha generato nuovi errori nei sistemi.

Il dilemma, dunque, non è puramente tecnico. Pagare o non pagare è una decisione che intreccia sicurezza informatica, etica aziendale, conformità legale e gestione della reputazione. E ogni minuto di esitazione può costare milioni.
Cos’è il riscatto ransomware e come funziona
Ogni attacco ransomware si conclude con una richiesta economica. Gli hacker chiedono un pagamento — spesso in criptovaluta — in cambio della chiave per decifrare i file o della promessa di non divulgare i dati rubati. Ma il riscatto non è un evento casuale: è il risultato di un modello criminale complesso e organizzato.
Il business del ransomware-as-a-service
Negli ultimi anni è emerso un fenomeno inquietante: il ransomware-as-a-service (RaaS). In questo modello, i creatori di malware affittano le loro piattaforme a “affiliati”, che conducono gli attacchi e dividono i profitti. Questo ha reso il ransomware accessibile anche a criminali senza competenze tecniche avanzate.
Secondo Europol, nel Internet Organised Crime Threat Assessment 2025, il ransomware rappresenta oggi oltre il 60% delle operazioni di cybercrimine organizzato a livello globale. Ciò significa che dietro ogni attacco non c’è un singolo hacker, ma una rete strutturata con ruoli specifici: sviluppatori, negoziatori, riciclatori di denaro e persino analisti del rischio.
Andrea Baggio, CEO di HelpRansomware, sottolinea:
“Pagare il riscatto non è mai una soluzione. Significa alimentare un’industria illegale globale, estremamente sofisticata, che reinveste ogni euro ricevuto in nuovi attacchi ancora più mirati.”
Il ciclo dell’estorsione digitale
Il processo segue una sequenza precisa: infiltrazione, esfiltrazione, cifratura e infine richiesta di riscatto. L’obiettivo non è solo bloccare i file, ma controllare psicologicamente la vittima. Gli hacker utilizzano minacce pubbliche, timer digitali e messaggi intimidatori per creare urgenza e costringere le aziende a pagare in fretta.
Secondo il Data Breach Investigations Report 2025 di Verizon, gli attacchi ransomware sono oggi tra i più rapidi nella catena di compromissione: nella maggior parte dei casi, le richieste di riscatto vengono inviate entro pochi giorni dall’intrusione. Ma i costi reali si misurano in anni di perdita di reputazione, sanzioni e fiducia compromessa tra clienti e partner.

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Le conseguenze di pagare il riscatto
Pagare un riscatto non garantisce il recupero dei dati, ma assicura una cosa: finanziare nuovi attacchi. Ogni pagamento conferma agli aggressori che la loro tattica funziona e incentiva il reinvestimento in infrastrutture criminali.
Rischi legali e geopolitici
Molti gruppi ransomware sono collegati a entità sanzionate a livello internazionale. Pagare, quindi, può violare leggi come le normative dell’Office of Foreign Assets Control (OFAC) negli Stati Uniti o del Regolamento (UE) 2020/1998 in Europa. In tali casi, il pagamento equivale a un atto di finanziamento illecito e può esporre i dirigenti a procedimenti penali.
Secondo l’IOCTA 2024 di Europol, una quota rilevante dei proventi derivanti da attacchi ransomware viene instradata verso circuiti di riciclaggio transnazionale che sfruttano portafogli in criptovalute e servizi di conversione non regolamentati, collegando così i riscatti a reti della criminalità organizzata.
Il falso senso di sicurezza
Anche quando il pagamento avviene, non vi è alcuna garanzia che i file vengano realmente restituiti o che i dati non vengano rivenduti nel dark web.

Inoltre, una volta che un’azienda paga, il suo nome finisce spesso in liste segrete di “vittime cooperative”, scambiate tra gruppi criminali come target preferenziali.
Alternative al pagamento: prevenzione, risposta e resilienza
La vera difesa contro il ransomware non si costruisce nel momento della crisi, ma molto prima. Prevenire un attacco significa ridurre la superficie di rischio e adottare strategie integrate di sicurezza, formazione e monitoraggio.
Costruire una strategia di risposta solida
Dopo un attacco, il primo passo non è il pagamento, ma la reazione immediata e metodica: isolare i sistemi compromessi, notificare l’incidente e attivare il piano di risposta. Le organizzazioni devono sapere in anticipo chi contattare, come comunicare e quali azioni intraprendere nelle prime ore.
Juan Ricardo Palacio, CoFounder & CEO America di HelpRansomware, afferma:
“Pagare è la scorciatoia della disperazione. Un’azienda preparata non si trova mai a dover scegliere tra cedere o fallire. Sa come reagire, recuperare e continuare a operare.”
L’uso di backup offline e testati regolarmente resta l’arma più efficace. Le aziende che li adottano riducono fino al 90% la probabilità di dover pagare.
Formazione e cultura della sicurezza
Oltre alla tecnologia, serve consapevolezza. Il 91% degli attacchi ransomware inizia con un’azione umana, spesso un clic imprudente o una password debole. Investire in formazione continua, simulazioni di phishing e protocolli di autenticazione multifattore è il modo più concreto per rendere un’organizzazione realmente resiliente.

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Il ruolo della negoziazione e dell’analisi forense
Molte aziende, prese dal panico, tentano di negoziare autonomamente con i criminali. È un errore fatale. Gli aggressori sanno sfruttare la vulnerabilità emotiva dei dirigenti per ottenere pagamenti più alti. La negoziazione, se avviene, deve essere gestita da esperti legali e tecnici che conoscano la dinamica del cybercrimine e i limiti normativi.
L’importanza dell’analisi forense
Dopo ogni attacco, l’analisi forense digitale serve a identificare il punto di ingresso, determinare l’estensione della compromissione e prevenire recidive. In questa fase, HelpRansomware fornisce supporto completo: tracciamento delle intrusioni, recupero sicuro dei dati cifrati, bonifica dei sistemi e ricostruzione dell’infrastruttura IT con standard avanzati di sicurezza.

Verso una cultura della resilienza digitale
Pagare un riscatto è una decisione reattiva; costruire una resilienza è una strategia. Le organizzazioni devono passare da un approccio difensivo a uno proattivo, fondato su prevenzione, analisi continua e collaborazione con partner specializzati.
Il Global Cybersecurity Outlook 2024 del World Economic Forum evidenzia che le aziende con una cultura di sicurezza consolidata e piani di risposta testati almeno due volte l’anno riducono del 60% il tempo medio di recupero dopo un attacco ransomware.
Conclusione: pagare non è mai la soluzione
Ogni pagamento rafforza la rete criminale che ha generato l’attacco. Pagare può sembrare una scorciatoia, ma lascia cicatrici profonde in termini di fiducia, reputazione e legalità.
HelpRansomware opera in tutto il mondo per aiutare imprese e istituzioni a uscire dal ciclo del ransomware: dalla prevenzione al recupero, passando per la formazione e la risposta immediata. La sicurezza non è un costo, ma una forma di libertà digitale.
Domande Frequenti (F.A.Q.)
No. In molti casi, i criminali non forniscono la chiave corretta o mantengono copie dei dati per future estorsioni.
In diversi Paesi, no. Pagare gruppi sanzionati può equivalere a finanziare organizzazioni criminali. Serve sempre una consulenza legale.
Si possono perdere dati o subire fughe di informazioni, ma si evita di alimentare il crimine e si mantiene la conformità legale.
Backup offline, piani di risposta testati, autenticazione multifattore e monitoraggio continuo delle reti.
Per paura del danno reputazionale o per pressioni esterne. Tuttavia, pagare non garantisce risultati e aumenta il rischio di nuovi attacchi.
Con interventi tecnici immediati, analisi forense, recupero sicuro dei dati e programmi di resilienza progettati su misura per ogni organizzazione.



